In occasione del settantesimo anniversario della scomparsa del pittore, incisore e scrittore Anselmo Bucci (Fossombrone, 1887- Monza, 1955), i Musei Civici di Monza organizzano, in collaborazione con l’associazione Amici dei Musei di Monza e Brianza ETS, la mostra Anselmo Bucci. Monza e il Novecento.
La mostra, inaugurata il 21 novembre, sarà visitabile fino al 6 aprile 2026. Qui tutti i dettagli.
L’iniziativa, curata da Alberto Crespi, desidera ricostruire e rendere omaggio alla poliedrica figura dell’artista attraverso un percorso espositivo costituito interamente da opere appartenenti alle collezioni civiche. La rassegna prende corpo attorno ad un sostanziale nucleo di opere – prevalentemente dipinti e incisioni – entrate nel patrimonio del museo nel corso dei decenni, attraverso acquisti o donazioni. Accanto a opere già valorizzate all’interno del percorso museale permanente, vengono per l’occasione riproposti al pubblico pezzi provenienti dai depositi del museo. Ad arricchire il percorso espositivo della rassegna contribuisce, inoltre, la presenza di fotografie e documenti inediti provenienti dal Fondo Bucci del Museo Etnologico di Monza.
Il percorso espositivo si articola lungo diverse sezioni, che fanno riferimento ad altrettante fasi distinte dell’attività di ricerca e produzione artistica di Anselmo Bucci: dopo gli anni della giovinezza e della formazione, passati in Italia, l’autore trascorre un periodo a Parigi, città che, nei primi anni del Ventesimo secolo, si costituisce come un importante centro di formazione culturale per artisti provenienti da tutta Europa e culla del Cubismo nascente. Al rientro in Italia, Bucci frequenta gli ambienti del Coenobium monzese, conducendo un’esistenza da bohemién – ben documentata nei dipinti del periodo – al fianco di personalità quali Baioni, Caprotti e Dudreville. Nel 1915, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, l’artista si arruola al fianco dei futuristi tra le fila del famoso Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti, compiendo con i commilitoni imprese degne di nota.
Nel primo dopoguerra, ormai divenuto pittore affermato, vive tra Parigi, Milano e Monza. È lui a dare il nome di Novecento al gruppo d’artisti riuniti sotto l’egida di Margherita Sarfatti e del gallerista milanese Lino Pesaro. Allontanatosi dal movimento non condividendone l’impostazione ideologica, negli anni Trenta Bucci è ritrattista per celebri famiglie milanesi ed espone in rassegne di respiro internazionale quali la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma. Negli anni Quaranta il pittore prende nuovamente parte al secondo conflitto mondiale, lavorando come pittore di guerra arruolato in Marina. I bombardamenti sulla città di Milano, in questi stessi anni, distruggono lo studio di Bucci, che si vede costretto a riparare a Monza, nella casa delle sorelle. Qui continuerà la sua attività fino alla morte, avvenuta nel 1955.
Caratterizzano la pittura di Bucci una salda struttura, una ricca tavolozza e un segno graffiante e rapido, capace di restituire l’impressione di persone e luoghi. La rassegna conta veri capolavori, dalla Piazza mercato del 1911 al Prigioniero croato del 1917, dalla grande tela del San Giovanni Battista del 1921-25 al Ritratto della signora Rapuzzi Guelta del 1928 in clima Déco, fino all’Autoritratto del 1931 e al ritratto della sorella Emilia detta Bigia del 1933. Tra le incisioni la famosa Place Blanche e quattro tavole dalla serie Paris qui bouge che resero Bucci celebre e stimato tra i maestri dell’incisione europea del Novecento. In dialogo con le opere di Bucci sono esposti dipinti di Dudreville, Caprotti e Baioni, amici del Coenobium monzese.
