Tra i profumi del luppolo e le risate che riempiono “The Donegal Pub”, Tiziana Merlotti racconta una storia di passione, coraggio e determinazione. Una donna che ha trasformato un viaggio in Irlanda in un sogno tutto italiano, fatto di accoglienza, birra artigianale e impegno sociale.
Com’è nata l’idea di aprire un pub e non un bar?
All’epoca il mondo dei pub era quasi esclusivamente maschile, ma a me piaceva l’idea di creare qualcosa di diverso. Fin da giovane ho viaggiato molto, e fu un viaggio in Irlanda a ispirarmi. Lì i pub non sono solo locali dove si beve, ma luoghi in cui ci si incontra, si chiacchiera, si condividono momenti di vita. Ricordo l’atmosfera calda e accogliente, le famiglie con i bambini, le donne con la loro pinta davanti: un senso di comunità che in Italia, nel 1995, non c’era. Tornata a casa, ho lasciato il mio lavoro nell’ufficio paghe di una grande azienda e ho coinvolto mio fratello, che aveva studiato cucina. Senza un soldo in tasca ma con tanta determinazione, abbiamo aperto il nostro pub, cercando di ricreare proprio quella magia irlandese fatta di semplicità, sorrisi e convivialità.
Come donna imprenditrice, quali difficoltà hai incontrato in un settore così maschile?
Tantissime. 30 anni fa il pub era un ambiente prettamente maschile: capitava spesso che un fornitore entrasse e chiedesse di parlare con “il titolare”, non credendo che potessi essere io. All’inizio era frustrante, ma ho imparato a farmi rispettare. La credibilità si conquista con la costanza, con la serietà e con la passione per quello che si fa. Oggi, per fortuna, le cose sono cambiate: le donne sono presenti ovunque, e nel mio pub ho sempre voluto che tutti — famiglie, coppie, ragazzi — si sentissero i benvenuti.
Il tuo pub è anche al centro di un bellissimo progetto sociale legato alla birra. Di cosa si tratta?
Sono parte dell’associazione Le Donne della Birra, un gruppo che promuove cultura e inclusione attraverso eventi e iniziative. L’anno scorso abbiamo deciso di fare qualcosa di concreto e abbiamo realizzato una birra insieme con i ragazzi della Cascina Don Guanella, che vivono e lavorano lì. Hanno imparato il mestiere, i processi produttivi e li abbiamo accompagnati passo passo. È nata così Hopazia, una birra dal nome che unisce il luppolo “Hop” e Ipazia, la filosofa e scienziata del IV secolo, simbolo di libertà e conoscenza. È una IPA fruttata, con un gusto di pane biscottato, e dietro ogni sorso c’è una storia di riscatto. Da gennaio partirà un nuovo progetto per un’altra birra, sempre con lo stesso spirito di condivisione.
“Pinte consapevoli” è un altro concetto che promuovi spesso: cosa significa per te?
Significa educare a bere in modo responsabile, ma anche consapevole del valore sociale che può avere un brindisi. Abbiamo stilato un piccolo decalogo sul “bere bene”, che non vuol dire bere tanto, ma gustare, conoscere e rispettare quello che si ha nel bicchiere.
Tra il pub, i progetti e gli impegni associativi, come riesci a trovare un equilibrio tra vita e lavoro?
Sono consigliera di Confcommercio Varese, FIPE, Terziario Donna Varese e CIF della Camera di Commercio di Varese. Non è facile, ma credo che ogni impegno mi abbia arricchita. Ho imparato tanto dal confronto con altri imprenditori e cerco sempre di dare valore a tutto quello che faccio. Certo, ho fatto sacrifici. Ho avuto due relazioni importanti che sono finite anche per il mio lavoro. All’epoca ho scelto la mia attività, forse perché non erano le persone giuste, ma non ho rimpianti. Lavoro con mio fratello e mia cognata da 30 anni, e questa per me è una grande fortuna. Il Donegal è la mia seconda casa. Quando entro lì dentro mi sento nel posto giusto: è il mio stile di vita. Le ore sono tante, ma la passione non si spegne mai — e ogni sorriso dei clienti mi ricorda perché, dopo tutto questo tempo, rifarei esattamente la stessa scelta.
Trovare un equilibrio per una donna è sempre difficile, e, a volte, occorre fare i conti con le proprie scelte: Tiziana ci insegna che anche davanti a decisioni non convenzionali possiamo essere soddisfatte del percorso fatto e anche delle prospettive che abbiamo davanti. Con sicurezza e senza rammarichi, consapevoli di quello a cui abbiamo rinunciato, ma anche di quello che abbiamo costruito.




