Il Centro Culturale di Milano inaugura il suo percorso teatrale con un appuntamento di profonda intensità emotiva e storica: “Il ritorno”, monologo ideato, diretto e interpretato da Irene Muscarà.
Lo spettacolo, in programma giovedì 13 novembre alle ore 21:00, è liberamente ispirato al romanzo “Tutto scorre” di Vasilij Grossman e affronta il grande tema universale dell’uomo e della sua libertà nelle pieghe più drammatiche della storia del Novecento.
L’iniziativa si svolge in collaborazione con la Fondazione Grossman, in concomitanza con l’esposizione della mostra “Vasilij Grossman – La forza dell’umano nell’uomo” (Meeting di Rimini/Study Center Vasilij Grossman) rivolta a scuole e licei.
Il ritorno di Ivan: la libertà disumana
Il monologo teatrale si concentra sulla figura di Ivan, rientrato a Mosca dopo trent’anni di prigionia in un lager siberiano, liberato proprio il 5 marzo 1953, giorno della morte di Stalin. La sua colpa, trent’anni prima, era stata una sola frase da giovane studente: “La libertà è un bene pari alla vita, e chi la sopprime commette un omicidio.”
Il drammatico adattamento di Muscarà esplora il trauma di un ritorno che si rivela più difficile della prigionia stessa. Ivan scopre la freddezza e la viltà dei propri cari, che temono il contagio della sua storia. L’autentica libertà gli appare terribile e disumana**.
Lo spettacolo è diviso in due parti suggestive: nella prima, l’incontro tenero e timido con Anna Sergeevna, una giovane vedova, dove la Muscarà usa un’efficace semplicità scenica per dare voce e colore ai protagonisti attraverso il dettaglio di due sole maniche visibili – l’una logora, l’altra fiorita.
Nella seconda parte, il racconto si fa tagliente e universale. La Muscarà, vestita di nero, evoca il dolore di Masha, donna spezzata nei gulag, e collega l’orrore del totalitarismo sovietico – il silenzio, la delazione, lo sterminio dei *kulaki* – a un dolore che unisce gli ebrei ai milioni di dissidenti morti, in un canto di libertà assoluta.
Un Testamento Spirituale Indelebile
“Tutto scorre”, scritto da Grossman tra il 1955 e il 1963 e circolato clandestinamente nel Samizdat, è il vero testamento spirituale dello scrittore. Il suo linguaggio ruvido e intransigente, privo di ornamenti, smaschera il mito delle origini sovietiche e rivela nel pensiero di Lenin il seme velenoso del totalitarismo. L’opera di Muscarà ne cattura l’essenza, trasformando la denuncia storica in un grido d’allarme sulla condizione umana.
