Una scelta consapevole, una sfida quotidiana, uno sguardo ottimista. È il ritratto che emerge dall’indagine “Quello che le donne non dicono – tutta la verità raccontata dalle donne imprenditrici”, realizzata da Confcommercio Lombardia e Terziario Donna Lombardia su un campione di 351 imprese femminili del terziario. Un’inchiesta che restituisce la complessità del vivere imprenditoriale al femminile in Lombardia: tra motivazioni forti, ostacoli strutturali e un equilibrio personale ancora fragile.
Appare evidente come le imprenditrici, nonostante le difficoltà, mantengano un approccio ottimista verso il futuro, contribuendo attivamente allo sviluppo della Lombardia. Ritengo – prosegue – un segnale culturale importante, e purtroppo non scontato, che quasi sette su dieci condividano gli impegni familiari. Impegni che, tuttavia, pongono le imprenditrici di fronte alla scelta tra il sacrificare la propria attività o limitare il tempo da dedicare a sé stesse.
Il potenziamento dell’apporto che le donne danno allo sviluppo economico e sociale richiede un approccio olistico, che va dall’attenzione delle imprese nel permettere, anche nel loro interesse, alle lavoratrici di esprimere compiutamente il loro potenziale, ad una rete di servizi pubblici con specificità funzionali a favore delle imprenditrici.
Lionella Maggi, Presidente di Terziario Donna Lombardia.
Libertà di azione e autodeterminazione alla base della scelta
Il 56% delle donne intervistate ha fondato da sé la propria attività, mentre il 44% partecipa a un’impresa familiare. Alla base della decisione imprenditoriale si trovano esigenze di autonomia economica, flessibilità nella gestione del tempo e il desiderio di incidere positivamente sulla società.
In alcuni casi, invece, si tratta di una scelta dettata dalla necessità, come ad esempio la perdita del lavoro.
Prevale l’ottimismo per il futuro, ma restano ostacoli
Nonostante le sfide, due imprenditrici su tre rifarebbero la stessa scelta. Il confronto con i colleghi uomini è percepito come positivo e, in molti casi, paritario.
Inoltre, il clima generale è improntato all’ottimismo: il 36% prevede una fase di stabilità, mentre il 34% punta all’espansione.
Tuttavia, emergono criticità trasversali, tra cui:
- difficoltà nel reperimento del personale
- burocrazia complessa
- necessità di affermare il proprio ruolo
- e, soprattutto, il problema della conciliazione vita-lavoro.
Tempo personale ridotto all’essenziale
Un dato che colpisce: più di un terzo delle intervistate (34%) dichiara di dedicare a sé stessa meno di due ore a settimana. Un tempo irrisorio se confrontato con le otto-dodici ore di lavoro giornaliero sostenute dal 56% delle imprenditrici, mentre il 19% supera anche le dodici ore.
Il bilancio sulla qualità del proprio work-life balance è appena sopra la sufficienza, e questo nonostante il 66% condivida gli impegni familiari con la propria rete. Fortunatamente, per 7 imprenditrici su 10, la gestione della famiglia non compromette direttamente l’attività professionale.
Un documento che alimenta il dibattito
L’indagine proposta da Confcommercio Lombardia e Terziario Donna Lombardia non si limita a raccogliere dati: accende un riflettore sul valore, il coraggio e le fragilità dell’imprenditoria femminile, invitando il sistema economico e istituzionale a sostenere percorsi di crescita che non siano penalizzanti dal punto di vista personale.
Uno strumento prezioso anche per la programmazione di politiche più inclusive e per l’avvio di un confronto intergenerazionale e territoriale che valorizzi le specificità dell’imprenditoria femminile lombarda.
