«La fotografia è un’alchimia: materiali e procedimenti diventano simboli, e l’artista mette in gioco sé stesso, la propria esistenza».
Con questa visione intensa e personale si apre “Mario Giacomelli. Il fotografo e il poeta”, la mostra ospitata a Palazzo Reale di Milano, promossa dal Comune di Milano – Cultura e prodotta in collaborazione con l’Archivio Mario Giacomelli, RJMA progetti culturali e Silvana Editoriale. Un tributo sentito in occasione del centenario della nascita del grande fotografo, che si inserisce tra le iniziative ufficiali dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026, con l’obiettivo di intrecciare arte, patrimonio e sport in vista dei prossimi Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali.
Curata da Bartolomeo Pietromarchi e Katiuscia Biondi Giacomelli, l’esposizione milanese si affianca alla mostra “Mario Giacomelli. Il fotografo e l’artista”, allestita in parallelo al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Due percorsi complementari, entrambi insigniti della Medaglia del Presidente della Repubblica, che esplorano le molteplici anime dell’opera di Giacomelli, figura cardine della fotografia italiana del Novecento, capace di fondere immagini e versi in una sintesi espressiva unica.
A Milano, il poetico dialogo tra fotografia e letteratura prende forma attraverso un viaggio suggestivo tra le serie più iconiche dell’artista, molte delle quali ispirate a grandi nomi della poesia. Si parte dalla sala introduttiva con le serie Per poesie e Favola, dove le immagini diventano frammenti lirici, simboli visivi carichi di emozione. Seguono i paesaggi dell’Infinito leopardiano, riletti in chiave visiva, e l’omaggio a Sergio Corazzini con la serie Bando, in cui parole e fotografia si fondono in una potente evocazione del sentire umano.
Cuore pulsante della mostra è la celebre serie Io non ho mani che mi accarezzino il volto, ispirata a Padre David Maria Turoldo: scatti intensi di seminaristi che raccontano la tensione tra spiritualità e quotidiano, tra luce e ombra. Il percorso continua con riflessioni sull’amore e la memoria, grazie ai lavori ispirati a Vincenzo Cardarelli, Edgar Lee Masters, e alla collaborazione con il poeta Francesco Permunian, culminando in opere mature come Ninna nanna e Felicità raggiunta, si cammina, veri vertici poetici dell’arte fotografica di Giacomelli.
Non manca un intenso omaggio alla Calabria di Franco Costabile con Il canto dei nuovi emigranti, serie che intreccia memoria, dolore e appartenenza, raccontando visivamente il legame con la terra e la storia.
L’allestimento include anche una sala immersiva, dove la voce e le immagini di Giacomelli avvolgono lo spettatore, insieme alla ricostruzione della camera oscura dell’artista, per entrare nel cuore del suo processo creativo. Completano il percorso le composizioni poetiche originali di Giacomelli e materiali d’archivio che testimoniano quanto profondamente la poesia abbia influenzato tutta la sua opera.
In occasione della mostra, è stato realizzato un volume monografico a cura dell’Archivio Mario Giacomelli, edito da Silvana Editoriale, che accompagna entrambe le esposizioni. I visitatori potranno accedere alla seconda mostra con biglietto ridotto, presentando il tagliando d’ingresso dell’altra sede.
Una mostra da non perdere, che invita a riscoprire Mario Giacomelli come poeta dell’immagine, capace di trasformare la realtà in racconto lirico e universale.
