In vent’anni il Master in Management del Made in Italy. Consumi e comunicazione della moda, del design e del lusso dell’Università IULM ha diplomato studentesse e studenti che oggi lavorano, per la maggior parte, in posizioni apicali nei settori moda, design e alimentazione. E sabato 13 aprile alle 15.30 sarà l’occasione per celebrare i primi vent’anni del Master in Management del Made in Italy nell’Auditorium IULM 6 (via Carlo Bo, 7).
Come primo appuntamento del pomeriggio, si terrà una tavola rotonda moderata dal giornalista, saggista e docente di moda Antonio Mancinelli che vedrà coinvolti il professor Mauro Ferraresi, direttore scientifico del Master in Management del Made in Italy; Rita Airaghi, Fondazione Gianfranco Ferré; Andrea Incontri, direttore creativo di Benetton; Laura Lusuardi, Fashion coordinator Gruppo Max Mara; Luisa Simonetto, direttrice Amica; Luca Stoppini, Fashion Stylist; Viviana Volpicella, Fashion Stylist.
Seguirà una sfilata interpretata dalle studentesse e dagli studenti del Master che indosseranno gli iconici cappotti in cammello di Max Mara: capi di ieri e di oggi che le “modelle” e i “modelli” interpreteranno con oufit studiati da loro e costruiti prendendo abiti dal loro guardaroba, ma anche andando a curiosare negli armadi dei genitori e dei nonni. Un mix and match che li metterà alla prova anche nello studio delle forme dei cappotti vintage, come di quelli più attuali.
La regia della sfilata è curata da Alessandra Olcese, Founder Random Production e dal suo team. Lo stylist è di Laura Lusuardi, Fashion coordinator Gruppo Max Mara, e di Alberto Zanoletti, Fashion Stylist.
I settori della moda, del design e dell’alimentazione hanno subito negli ultimi vent’anni trasformazioni radicali: basti pensare che nel 2004, quando è nato il Master in Management del Made in Italy in IULM, gli smartphone avevano compiuto i primi passi, lo shopping online con la linea ADSL aveva appena iniziato a svilupparsi cercando di accelerare le transazioni, i social non erano nati. Queste rivoluzioni tecnologiche si sono presto riversate sui settori del Made in Italy producendo cambiamenti rapidissimi.
Una definizione sui generis ma che apprezzo molto del Master in Management del Made in Italy è: Master poroso. Il Master è poroso poiché permette alle studentesse e agli studenti di uscire dalle mura dell’Ateneo per conoscere le imprese del settore, le nuove realtà e i cambiamenti in atto, ma vuole anche attrarre testimonianze e casi aziendali all’interno delle aule per discutere e comprendere i principali temi e problemi aziendali. Al contempo è poroso perché assorbe ogni novità. E le due principali novità che in questi ultimi anni sono emerse rispondono a due parole d’ordine: sostenibilità e trasformazione digitale. Per stare al passo con tali cambiamenti abbiamo mutato molti dei nostri insegnamenti nel corso del tempo e sono stati studiati nuovi casi aziendali riguardanti aziende virtuose in grado di produrre abiti e vestiti con minore impatto ecologico e in grado di durare nel tempo. Così come sono state analizzate aziende che si sono ben avviate sulla strada della trasformazione digitale. Quest’ultima è responsabile di numerosi fenomeni piccoli e grandi come i camerini digitali, come l’enorme sviluppo dell’e-commerce e, adesso, l’impatto offerto dall’intelligenza artificiale nell’ottimizzazione della produzione o nell’aiuto alle scelte stilistiche dei designer grazie all’analisi delle tendenze passate e delle preferenze dei clienti. I punti di forza di questo Master sono due il primo è il brand stesso: Made in Italy è riconosciuto come simbolo di cura del particolare e di eccellenza manifatturiera ed è apprezzato nel mondo intero. Il secondo riguarda la nostra inesausta volontà di aggiornarsi anno dopo anno: al termine di ogni edizione si tirano le somme per valutare quali insegnamenti possono essere dismessi e quali altri vedere la luce. Abbiamo in cantiere nuovi progetti riguardanti gli study tour che annualmente ci portano in una capitale diversa della moda per studiare il made in di altri paesi. Oltre a Parigi, Londra e New York, stiamo valutando nuove mete, come Berlino e anche l’oriente come Tokyo, dove il master è già stato, ma anche Seul e Pechino.
Mauro Ferraresi, Direttore scientifico e ideatore del Master.
