A seguito della scomparsa di un proprio caro, la Legge impone ai chiamati all’eredità l’adempimento di una serie di atti che avranno valenza civile e fiscale.
Dal punto di vista civile, il chiamato all’eredità ha tempo dieci anni dall’apertura della successione per decidere se accettare l’eredità del de cuius oppure rifiutarla.
Accettando l’eredità il chiamato all’eredità acquista lo status di erede e subentra nei rapporti passivi ed attivi del defunto.
Sul piano fiscale, invece, il chiamato all’eredità nel termine di un anno dall’apertura della successione dovrà presentare la dichiarazione di successione e versare le relative imposte.
Sul punto, è bene precisare che la trasmissione della dichiarazione di successione e il conseguente versamento delle relative imposte non fa acquisire al chiamato all’eredità la qualifica di erede, poiché si tratta di un adempimento fiscale imposto dalla Legge.
Gli Avvocati Alessandra Giordano ed Elena Laura Bini precisano che “mentre la Giurisprudenza è granitica nel ritenere che la presentazione della dichiarazione di successione è esclusa dal novero degli atti implicanti accettazione di eredità, la stessa interpretazione non è stata riservata alla voltura catastale. Invero, la Suprema Corte di Cassazione ha più volte ribadito che la presentazione della voltura catastale ha una funzione sia fiscale che civile e, quindi, comporta, per il firmatario, valenza di accettazione tacita dell’eredità”.
Tanto anche se la legge fiscale stabilisce a carico di chi è tenuto alla presentazione della dichiarazione di successione anche l’obbligo di presentare domanda di voltura catastale nei trenta giorni dalla registrazione della dichiarazione di successione.
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