L’importante iniziativa del sindaco di Segrate Paolo Micheli a favore del popolo iraniano che sta lottando per i propri diritti e per la libertà.
Vajiheh Pari Zangeneh una giovane donna iraniana.
Un’artista. È rinchiusa in carcere dall’1 ottobre scorso. Condannata a sei anni di reclusione per aver indossato una maglietta fatta da lei con la scritta “bisogna piangere sangue”. Un modo per esprimere il cordoglio di una nazione in lutto dal 16 settembre dopo la morte di Mahsa Amini.
Non possiamo rimanere inerti di fronte al dramma che sta vivendo il popolo iraniano in lotta per i diritti umani e la libertà. Nonostante le stime esatte siano difficili, finora sono state identificate oltre 350 persone assassinate e oltre 18 mila manifestanti arrestati, torturati o stuprati. Sono inclusi almeno 60 bambini di età inferiore ai 17 anni, uccisi negli ultimi 3 mesi.
Ho deciso allora di “adottare” politicamente Vajiheh, chiedendo in via ufficiale sue notizie al Consolato Generale della Repubblica Islamica dell’Iran. Un atto forte sostenuto dal Consiglio comunale che lunedì ha già votato all’unanimità una mozione di condanna alla brutale repressione iraniana e in difesa dei diritti umani. È un grande errore pensare che il mondo volti lo sguardo da un’altra parte e che il regime di Teheran riesca a perpetrare queste atrocità nel buio che pensa di aver creato attorno a un Paese meraviglioso, tagliandolo fuori dalla Rete internet mondiale e non permettendo ai media e alla stampa di raccontare quanto sta accadendo.
Il mondo, invece, vi vede, si indigna e ne sta prendendo atto!
Libertà per Vajiheh, libertà per le donne e gli uomini dell’Iran!
Il testo che invio al Consolato:
Egregio Console,
Le scrivo in qualità di Sindaco della Città di Segrate per chiederle di intercedere presso le autorità giudiziarie del suo Paese per sospendere la condanna a 6 anni di prigione della Sig.ra Vajiheh Pari Zangeneh, in arresto dal 1 ottobre, giudicata colpevole per aver indossato una camicia ricamata da lei, artista, con la scritta “bisogna piangere sangue”, esprimendo così il cordoglio di una nazione in lutto dal 16 di settembre. Le sanzioni devono essere proporzionate al reato, al danno. Il mondo sta seguendo da vicino quello che sta succedendo ogni giorno alle donne e uomini in Iran, a questa gioventù piena di speranza per un futuro splendente.
È un grande errore pensare che il mondo rimanga inerte. È un grande errore illudersi che il regime della Repubblica Islamica riesca a perpetrare queste atrocità nel buio che pensa di aver creato attorno a un Paese meraviglioso, tagliandolo fuori dalla Rete internet mondiale e non permettendo ai media e alla stampa di raccontare quanto sta accadendo, non concedendo la minima libertà di espressione. Il mondo, invece, vi vede, e ne sta prendendo atto.
Segrate, che tra l’altro dovreste conoscere avendovi acquistato una proprietà immobiliare (la residenza del Console), è un comune italiano di oltre 35.000 abitanti. Noi siamo un piccolo Comune, ma penso che il mare sia fatto di gocce e se ogni goccia fa il suo dovere è il mare che si muove. Allora approfitto del mio ruolo di rappresentanza per denunciare in maniera ferma un atteggiamento di violenza di Stato che non trova nessuna ragione, né da un punto di vista etico né da un punto di vista politico.
Per cui è con grandissima convinzione, con grandissimo orgoglio, con grandissima determinazione che ho firmato questa mozione, perché è soltanto con la somma delle nostre voci libere che possiamo cantare il coro della libertà.
Su questo cammino si uniranno anche altri alleati italiani e europei. Diventeremo sempre più numerosi per diffondere la libertà e dignità umana.
Le impiccagioni, le torture e gli stupri già avvenuti nel suo Paese, e di cui si è avuta ampia notizia, raccontano di comportamenti da parte delle autorità iraniane che non sono coerenti con il rispetto della dignità e della libertà degli esseri umani.
Confido nel suo buon senso e nell’umanità della sua persona per perorare una riflessione di mitezza a favore della libertà di Vajiheh Pari Zangeneh.
Cordialmente,
Paolo Micheli
