Già prima della pandemia, la quantità di denaro “parcheggiato” dagli italiani sui conti correnti era molto elevata, ma i timori legati alla crisi economica derivante dal Covid-19 hanno incrementato ancora di più i risparmi. Secondo il bollettino Abi di ottobre, la liquidità sui depositi ha raggiunto quota 1.714 miliardi! Sicuramente una scelta poco remunerativa oltre che una spesa e un grande rischio.
Ma perché si è spinti a lasciare il proprio denaro su un conto bancario? Ce lo spiega la psicologia: in momenti di grande incertezza la paura di sbagliare spinge le persone all’inattività. Vale in ogni campo della vita, e quello finanziario non ne fa eccezione.
Il denaro fermo, però, perde valore. La responsabile di questa diminuzione è l’inflazione, ossia un aumento prolungato del livello medio generale dei prezzi di beni e servizi in un dato periodo di tempo. In altre parole una determinata somma, ad esempio 100mila euro, non permetterà tra determinati anni, per esempio 10, di acquistare la stessa quantità di beni e servizi che possiamo procurarci ora.
Notizia degli ultimi giorni è che alcuni istituti di credito stanno pensando di far chiudere conti correnti con giacenze stagnanti e quindi rifiutare clienti che non attivano forme di finanziamento o investimento. Infine, ultima ma ancora più pericolosa è la possibilità di una tassazione patrimoniale sulle grandi ricchezze.
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