La lettura del testamento contenente le ultime volontà del de cuius può, talvolta, lasciare un po’ di amaro in bocca.
Al di là delle aspettative che possono essere più o meno soddisfatte dal de cuius nel suo testamento, è importante comprendere se il testatore, così disponendo, ha rispettato le disposizioni normative in materia.
In altri termini, quando la quota di eredità attribuita dal de cuius può dirsi corretta?
Questo perché in Italia non è possibile disporre liberamente dei propri beni. La Legge, infatti, impone che determinate quote di eredità vengano riservate ad alcuni parenti.
Il Codice Civile, infatti, descrive due tipi di quote di eredità: la quota di eredità disponibile, ossia quella quota di cui il testatore può liberamente disporre a suo piacimento e la quota di eredità non disponibile, cosiddette quote di legittima, che è quella riservata inderogabilmente a determinati congiunti.
Ciò significa che se il testatore non rispetta con il testamento le quote di eredità previste dalla Legge per i parenti “più stretti”, questi ultimi possono agire vittoriosamente per ottenere la quota di eredità riservatagli.
La Legge indica legittimari, coloro ai quali è riservata la quota di legittima, il coniuge, i figli (o i loro discendenti, se i figli sono premorti) e i genitori (ma solo in assenza dei figli).
Alessandra Giordano ed Elena Laura Bini, avvocati dello Studio Legale Lambrate
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