Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profonda preoccupazione in merito agli episodi di violenza giovanile che hanno riportato Monza, e in particolare via Bergamo, al centro delle cronache nazionali. Le immagini diffuse dalle televisioni e le testimonianze dei residenti mostrano una realtà segnata da risse notturne, degrado e spaccio, fenomeni che non possono essere ridotti a semplici episodi di disordine pubblico ma che rappresentano il sintomo di un disagio sociale e culturale ben più profondo.
La presenza di bande giovanili, spesso composte da ragazzi molto giovani e privi di punti di riferimento, pone infatti l’attenzione sulla fragilità del tessuto educativo e sul rischio che intere generazioni si sentano escluse, marginalizzate e condannate a vivere nella contrapposizione alla società adulta. Limitarsi a chiedere un aumento dei controlli o una repressione più serrata significa agire solo sulla superficie del problema, senza affrontarne le radici. È indispensabile invece rafforzare l’educazione civica e alla legalità all’interno delle scuole, garantire percorsi continuativi di sensibilizzazione ai diritti umani e offrire ai giovani occasioni concrete di inclusione e partecipazione attraverso attività culturali, sportive e associative. La scuola, in particolare, rappresenta il luogo privilegiato in cui intercettare il disagio, promuovere il dialogo, offrire modelli positivi e costruire con pazienza quella cultura della responsabilità che sola può arginare fenomeni di devianza. Perché ciò avvenga, tuttavia, non bastano richiami formali: servono investimenti mirati, risorse umane e materiali, formazione specifica per i docenti e un’alleanza reale con le famiglie e le istituzioni locali. Senza un sostegno concreto, ogni appello alla funzione educativa della scuola rischia di restare una dichiarazione di principio priva di efficacia.
Non si tratta di giustificare comportamenti violenti o pericolosi, ma di comprendere che la prevenzione passa dall’ascolto e dall’offerta di alternative credibili al vuoto e alla frustrazione che molti ragazzi sperimentano. La sicurezza non può essere concepita solo come il frutto dell’intervento delle forze dell’ordine, ma come risultato di una comunità che si assume insieme la responsabilità educativa, in cui famiglie, scuola, istituzioni e associazioni cooperano per restituire dignità e prospettive a chi rischia di restare intrappolato in una spirale di devianza.
Il Coordinamento invita pertanto a cogliere l’emergere di queste problematiche non soltanto come motivo di allarme ma come occasione per promuovere una riflessione collettiva e un impegno comune, affinché la città possa ritrovare serenità e i suoi giovani possano crescere nella legalità, nel rispetto e nella consapevolezza dei propri diritti e doveri.
