Nove siti web di e-commerce sono stati sequestrati e oscurati dagli agenti del Goac (Gruppo Operativo Anti Contraffazione) della Polizia Locale, che hanno contestato accuse di frode a nove persone indagate. Le piattaforme commercializzavano illegalmente prodotti tessili non conformi sia per origine sia per le materie prime dichiarate, sfruttando in modo illecito il fenomeno dell’“italian sounding”: facevano credere ai consumatori che i capi fossero realizzati in Italia, utilizzando denominazioni, immagini e indicazioni evocative del Made in Italy.
Oltre a ciò, gli indagati avevano abusato anche del marchio TrustPilot, creando false recensioni per aumentare la credibilità dei siti, ingannando ulteriormente gli acquirenti.
Le vetrine online truffaldine si presentavano con immagini patinate e raffinate, modelle e modelli eleganti, e nomi che richiamavano brand italiani di fama, offrendo capi come maglie in “cachemire”, “seta” e altri filati pregiati, venduti a prezzi competitivi – spesso sotto la scusa di svendite o chiusure imminenti di negozi.
Le indagini, iniziate a novembre scorso a seguito della denuncia di una cliente, hanno permesso di smascherare siti come Bozzi, Matteo Firenze, Veleno Venezia, Milano Vestiti. La denunciante aveva acquistato un maglione che, invece di essere un morbido capo in cachemire rifinito a mano, si è rivelato un prodotto mal confezionato, informe, con etichette approssimative. Sul capo campeggiava la dicitura “viscosa” anziché il dichiarato “100% cachemire”.
Si tratta di vere e proprie frodi che danneggiano i consumatori, la filiera produttiva, quella della commercializzazione e chi opera correttamente sul mercato per questo dedichiamo attenzione e controlli anche al web.
Gianluca Mirabelli, Comandante della Polizia locale
I prodotti acquistati, per un totale di circa 400 euro, non solo non erano fatti in Italia, ma erano confezionati in realtà in Cina. La filiera produttiva, ricostruita dagli inquirenti, ha rivelato società intestatarie basate in Lussemburgo, Olanda, Germania e Regno Unito, senza alcun legame con aziende italiane.
Persino marchi e fotografie utilizzate sui siti erano creati ad arte per trarre in inganno: venivano citati nomi simili a brand famosi come Broggi Milano, o utilizzate immagini prese direttamente dai siti ufficiali di griffe come Brunello Cucinelli, al fine di simulare autenticità.
L’operazione rappresenta un importante passo nella lotta alla contraffazione online e alla tutela dei consumatori, che sempre più spesso si trovano esposti a inganni sofisticati nel mercato digitale del falso Made in Italy.
