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Al femminile

Valeria Giannoli, la sua strada tra Londra, Torino e l’indipendenza economica delle donne

Dalla City al rientro in Italia, un viaggio tra esperienze, relazioni e consapevolezza per rimettere le donne al centro del loro futuro finanziario

11 Giugno 2025
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Valeria Giannoli ha 25 anni e l’entusiasmo di quell’età. Ma professionalmente il suo percorso è ricchissimo: ha studiato e lavorato per mantenersi, laureata a Londra e primo lavoro in una banca prestigiosa. Poi torna in Italia, uno dei pochi casi di rientri di cervelli, e crea un programma e uno strumento di educazione finanziaria per donne.

Sei giovanissima, quale percorso di studi hai fatto?

Ho iniziato con una formazione umanistica, al liceo delle scienze umane a Cremona. Fin da subito ero affascinata dagli aspetti sociali e psicologici, ma allo stesso tempo sentivo il bisogno di unire creatività e rigore. Così ho scelto un corso di laurea triennale in Economia e Marketing all’università degli studi Milano-Bicocca, dove ho potuto coniugare l’analisi scientifica e statistica con una visione aziendale più dinamica. Alla fine del triennio, mi sono fermata un attimo a riflettere: il mondo dell’economia ha tantissime sfaccettature, e volevo capire quale fosse davvero la mia direzione.

Come sei arrivata alla decisione di studiare all’estero?

Avevo voglia di vedere temi attuali trattati in modo concreto, e le università italiane, pur essendo di altissimo livello, spesso sono ancora molto teoriche. Mi chiedevo: come faccio a vedere l’economia applicata davvero? Così ho vagliato tante opzioni, senza darmi limiti: Canada, Stati Uniti, Gran Bretagna, nord Europa, ma alla fine ho scelto Londra. Mi vedevo già in un ambito preciso, quello del private banking: la divisione bancaria dedicata ai clienti con patrimoni importanti, che richiede strumenti sofisticati e importanti capacità relazionali.
La preparazione tecnica l’avevo e le mie caratteristiche interpersonali si sposavano bene con quel mondo. A 20-22 anni ho iniziato a disegnare il mio percorso futuro, tessendo relazioni sia in Italia che a Londra. Relazioni che mi hanno fatto crescere molto più in fretta della mia età anagrafica.

Com’è stato l’impatto con Londra?

Un’esperienza intensissima e trasformativa. Ho vissuto lì in totale un paio d’anni. Londra è un investimento: ti dà un boost incredibile. Ero partita nel 2021, a cavallo tra pandemia e Brexit. L’università richiedeva circa 13.000 euro di costo annuale quindi esclusi affitto, trasporti, spesa e il resto. Venendo da una famiglia normale, avevo messo da parte risparmi facendo stage in azienda durante la triennale e ho persino valutato un prestito per studenti. Ricordo mio papà che mi disse “Non voglio che inizi la vita da adulta con un debito sulle spalle, ti aiuto io”. Ricordo i miei fogli Excel e i post it sparsi per la mia camera per calcolare tutto, anche il metodo di pagamento a rate. Non potevo lavorare più di 20 ore a settimana con il visto da studentessa, quindi ho fatto la cameriera e ho diviso le spese universitarie con mio padre.

Poi è arrivata la proposta di Barclays, com’è andata?

Ho cominciato a creare la mia rete su LinkedIn chiedendo un quarto d’ora a professionisti del settore per conoscere il percorso che avevano fatto e come avessero raggiunto ruoli apicali in aziende prestigiose. Volevo capire bene quali caratteristiche umane dovessero avere le persone che fanno una bella carriera. Tantissime persone mi hanno aperto le porte: un arricchimento umano incredibile. Grazie a uno di questi incontri sono entrata in contatto con Barclays, ancora prima di laurearmi. Mi hanno consigliato di candidarmi e sono entrata a far parte di un team di consulenti nel private banking, con il mio sogno realizzato: lavorare nei grattacieli di Canary Wharf.

E poi hai deciso di tornare in Italia. Perché?

Valeria Giannoli 02Non è mai finito il mio periodo “Londra”, lo porto dentro di me. Londra è un mindset, prima che un luogo su una mappa. Ma a un certo punto, nonostante avessi raggiunto tutto ciò che desideravo, non stavo bene. Mi mancavano le radici. Quando ho iniziato a sentirmi sperduta nonostante fossi arrivata dove volevo, ho seguito il mio istinto. E proprio in quei mesi sono stata contattata da una persona che conoscevo, con una proposta importante: tornare a Torino per iniziare la carriera da libera professionista nel private banking con Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking. Ho fatto i conti con i miei pregiudizi sull’Italia e soprattutto con le pressioni sociali che mi vedevano all’estero “cosa torni a fare in Italia, sei giovane, fatti un po’ di anni fuori”, dicevano. Ho capito che con quell’opportunità avrei potuto avere tutto ciò che desideravo: libertà, crescita economica, qualità della vita e la famiglia vicina. È stata una scelta ponderata e oggi sono felice di averla fatta, anche perché, paradossalmente, mi ha consentito di viaggiare molto di più di quanto io potessi fare a Londra, con la vita “a compartimenti stagni” che avevo lì. Inoltre, le mie ambizioni stanno crescendo sempre di più grazie a diversi stimoli che sì, anche in Italia ci sono, bisogna saperli cogliere e buttarcisi (e individuarli, togliendosi i pregiudizi che abbiamo nei confronti del nostro Paese).

Com’è stato tornare a lavorare in Italia da giovane e donna in un ambiente come quello finanziario?

L’ambiente è prevalentemente maschile e la mia età è spesso inferiore rispetto ai colleghi, ma non voglio più sentirmi in colpa per essere giovane. All’inizio avevo il pensiero di dover sembrare più grande, più “adulta”, ma sto imparando a lasciarlo andare. L’età è un fattore, ma non ci possiamo fare nulla. E la parola esperienza non è soltanto un dato quantitativo, anzi, forse è più qualitativo che altro. Oggi vedo i frutti della mia esperienza: chi ha vissuto all’estero ha una marcia in più, sa contrattare, ha un’apertura mentale diversa. E sì, è vero: le banche stanno cercando di aumentare la quota rosa, anche se il percorso è ancora lungo.

Come nasce il tuo progetto di educazione finanziaria per donne?

Valeria Giannoli 03Dopo aver osservato in prima persona il distacco tra le donne e le questioni economiche, mi sono chiesta: cosa posso fare io, oggi, per contribuire? Così ho creato un progetto di educazione finanziaria pensato per includere chi, storicamente, è stata esclusa: le donne. Ma è pensato in chiave unisex, perché tutti possano usarlo. L’obiettivo è creare consapevolezza e preparazione prima di tutto a livello di mindset e di percezione del contesto economico-finanziario che ci circonda. Ho creato due versioni del diario di pianificazione finanziaria, una per donne e una per ragazze, lo strumento concreto del progetto “ConsapevolMente Ricca®”, tutt’oggi ancora in evoluzione.

Essere donna ti ha aiutata in questo progetto?

Sinceramente, a parte qualche velato pregiudizio, non mi sono mai sentita discriminata. Anzi, spesso ho sentito che i miei sforzi venivano valorizzati. Certo, a volte il rischio è pensare che “i numeri non siano da donne”, ma fortunatamente il contesto sta cambiando. La mia sensibilità è stata una leva importante per dare forma a un progetto che parte dal reale e guarda all’inclusione.

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