Quando c’è un’ingiustizia è impossibile tacere.
Questa è la spinta che ha portato Giovanni Terzi alla realizzazione del romanzo “L’ultimo sguardo di Yara”, presentato ieri al Teatro Civico Pertini a Bresso, quella Bresso in cui Terzi negli anni Novanta fu assessore all’urbanistica e vittima di una nota vicenda giudiziaria.
“Gli avvenimenti dolorosi di 30 anni fa – afferma Terzi – segnarono un periodo estremamente faticoso, ma nel contempo hanno fatto sì che io mi sia costruito una personalità diversa da prima, quello che ho vissuto mi ha portato ad essere un convinto garantista. Per me è un dovere raccontare i fatti come stanno.”
E solo fatti reali sono riportati nella storia di Yara, che il libro racconta in forma romanzata ma senza inventare nulla: tutto quello che si trova nelle sue pagine è tratto dalle carte processuali che Terzi ha attentamente analizzato.
“Questo libro nasce con Simona – dice Terzi – Come tanti altri abbiamo seguito il caso come veniva comunicato dai media: man mano che la vicenda veniva sviscerata, quando la giustizia ha trovato il suo colpevole, la sensazione generale fu quella di una tranquillità ritrovata, di giustizia fatta. Ma Bossetti è stato giudicato colpevole in modo non corretto, non gli è mai stata data possibilità di contraddittorio. Non era giusto che andasse in prigione.”
Per questo Terzi sente la necessità di raccontare la storia in maniera diversa, di esporre tutte le piste battute e non battute, di far venire a galla il contesto sociale.
Il Sindaco Simone Cairo ammette di aver fatto fatica a leggere le prime pagine, di essersi immedesimato da genitore nell’angoscia dell’attesa, nella paura dell’ignoto. “Dopo aver letto il libro – dice Cairo – non può che venire qualche dubbio sulla sentenza. Ma ti ringrazio – si rivolge a Terzi – perché alla fine il cuore torna a Yara.”
