Si è tenuta questa mattina la cerimonia di premiazione del Premio di laurea in memoria dell’Avvocato Giorgio Ambrosoli, promosso dal Comune di Milano dal 2000 per ricordare l’esempio civile e professionale dell’avvocato ucciso nel 1979 per il suo impegno contro la corruzione.
Il premio viene assegnato ogni anno a giovani studiosi e studiose che abbiano affrontato nei propri elaborati accademici i temi della corruzione, del rapporto tra economia legale ed economia criminale, e dei fenomeni mafiosi.
Per l’edizione 2024, il riconoscimento è stato conferito alla dottoressa Giordana Pepè, dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, Dipartimento di Giurisprudenza – Dottorato in Scienze Giuridiche, per la sua tesi dal titolo:
“Associazioni a delinquere e criminalità organizzata ‘straniera’ nell’ordinamento italiano: scenari attuali e prospettive de iure condendo”.
La selezione è avvenuta tra dodici tesi candidate al bando pubblicato nell’aprile 2024. A scegliere la vincitrice è stata una Commissione di esperti composta da:
- Andrea Borsani, Presidente della Commissione e Direttore dell’Area Governance Enti Partecipati e Nomine del Comune di Milano
- Umberto Ambrosoli, avvocato e figlio di Giorgio Ambrosoli
- Tiziano Barbetta, avvocato, collega e amico di Ambrosoli
- Prof. Vittorio Coda, già Ordinario di Strategia e Politica Aziendale all’Università Bocconi
- Armando Spataro, già magistrato della Procura di Milano e Procuratore della Repubblica di Torino, esperto in criminalità organizzata
Il Premio rappresenta un segnale concreto dell’impegno dell’Amministrazione comunale nel promuovere legalità, responsabilità civica e cultura antimafia, sostenendo la ricerca su temi fondamentali per la tenuta democratica del Paese.
Nelle motivazioni della Commissione, che ha assegnato il premio del valore di 5mila euro, si legge: “Lo studio oggetto della tesi riguarda sia le mafie italiane autoctone (storiche e ‘nuove’), con ampi riferimenti alla loro espansione all’estero, sia quelle straniere (inquadrate per etnia, per espansione e livello di pericolosità, aree geografiche di provenienza ed aree italiane di operatività). Precisate differenze e caratteristiche che le accomunano, se ne studiano i percorsi storici, la contiguità al mondo dei così detti ‘colletti bianchi’ e i danni per l’economia legale che derivano dalla loro operatività diffusa. L’elaborato rappresenta un encomiabile sforzo di sobrietà e realismo, affrontando problematiche giuridiche complesse, sia interne al nostro Paese che di livello sovranazionale. La tesi, nel sottolineare la necessità a livello internazionale di rendere omogenea la risposta istituzionale a ogni tipo di mafia e di rendere efficiente la cooperazione tra le autorità competenti, indica i passi ancora da compiere, rilevando che l’art. 416 bis del nostro Codice penale resta comunque un efficace unicum europeo. La candidata mostra una ammirevole capacità di ricerca mirata (di testi giuridici e giurisprudenza) secondo criteri condivisibili, nonché di sintesi, chiarezza e rigore espositivo in relazione a una tematica di importanza crescente nell’attualità, rispetto alla quale ha articolato anche una serie di opzioni per tentare un corretto futuro inquadramento nel nostro Codice penale delle così dette ‘mafie straniere’. Si tratta di uno studio che può risultare utile anche per giuristi che di questa materia si occupano professionalmente”.
