Con la sentenza n. 3220 dell’8 febbraio 2025, comunicata ieri, la Prima Sezione Civile della Corte Suprema di Cassazione ha accolto il ricorso del Comune di San Giuliano Milanese, sancendo un principio chiave in materia di diritto fallimentare.
La Corte ha stabilito che la Corte d’Appello di Milano ha interpretato in modo errato l’art. 127, comma 7, della legge fallimentare e l’art. 12 delle preleggi, ammettendo al voto nel concordato fallimentare anche le società di cartolarizzazione. Secondo la Cassazione, queste ultime non rientrano tra i soggetti autorizzati a esprimere il proprio voto, poiché il testo normativo esclude chiaramente i cessionari di crediti acquisiti dopo la dichiarazione di fallimento, salvo che si tratti di banche o intermediari finanziari iscritti all’albo ex art. 106 del D.lgs. 395/1993.
La vicenda giudiziaria
La decisione arriva al termine di una lunga battaglia legale. Il Comune di San Giuliano Milanese aveva presentato una proposta di concordato il 10 giugno 2020, mettendo a disposizione 5,7 milioni di euro, oltre ai 2,56 milioni già disponibili nel fallimento. Il piano garantiva il pagamento integrale delle spese della procedura e dei crediti privilegiati, oltre a un parziale recupero del 13% per i creditori chirografari.
Dopo l’approvazione da parte del Giudice Delegato nel marzo 2021 e la successiva omologa del Tribunale di Lodi a luglio dello stesso anno, la Corte d’Appello di Milano, accogliendo il ricorso di J-Invest S.p.A., aveva annullato il decreto di omologa, ritenendo che anche le società di cartolarizzazione potessero votare nel concordato.
Il Comune si era quindi rivolto alla Cassazione, che con un’ordinanza interlocutoria aveva già evidenziato l’assenza di precedenti chiari in materia. Con la sentenza pubblicata ieri, la Suprema Corte ha ora ribaltato la decisione della Corte d’Appello, chiarendo che il diritto di voto è riservato esclusivamente a banche e intermediari finanziari iscritti all’albo, escludendo le SPV (Special Purpose Vehicle, ovvero le società di cartolarizzazione).
Il caso torna ora alla Corte d’Appello di Milano, che dovrà riesaminare la vicenda alla luce di questi principi.
Questa è una grande giornata per la nostra città. Abbiamo sempre creduto nella bontà del concordato e combattuto una lunga battaglia legale per recuperare il patrimonio pubblico sperperato da chi ci ha preceduto. Un lavoro iniziato nel settembre 2016, a pochi mesi dal nostro insediamento, che oggi vede finalmente un’importante svolta. Ora ci prepariamo per il nuovo esame in Corte d’Appello e auspichiamo di arrivare alla conclusione definitiva nei prossimi mesi. Questa sentenza conferma la fondatezza del nostro ricorso, curato dallo studio Zamponi Poggi Carimati Associati. Con i colleghi di giunta e con i consiglieri comunali di maggioranza, passati e presenti, e con alcuni consiglieri di opposizione della scorsa legislatura che hanno condiviso la necessità di portare avanti questa battaglia,
condivido la soddisfazione per questo risultato, frutto di anni di impegno. Oggi possiamo affermare che chi ci crede combatte, chi ci crede supera tutti gli ostacoli, chi ci crede vince. E oggi ha vinto la San Giuliano Milanese che lavora per un futuro migliore.
Marco Segala, sindaco di San Giuliano
