Il 27 gennaio, Giornata della Memoria, è un’occasione per riflettere e ricordare chi ha vissuto l’orrore dei campi di concentramento nazisti, onorando il coraggio, la sofferenza e la resilienza di quelle vite segnate dal dramma della deportazione. In questa giornata carica di significato, si è svolta la cerimonia di consegna delle Medaglie d’Onore a Milano, un atto di giustizia e riconoscimento per chi ha subito le atrocità della prigionia.
Tra i protagonisti della cerimonia, la figura di Giuseppe Adobati, esempio di resistenza e speranza, il cui sacrificio è stato commemorato attraverso il conferimento della medaglia alla sua memoria.
La storia di Giuseppe Adobati: da soldato a deportato
Nato nel 1924 a Cologno al Serio (BG) e residente a Pioltello dal 1968, Giuseppe Adobati aveva solo 19 anni quando fu deportato in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale. Era un giovane soldato di leva quando, nel 1943, venne catturato dalle forze naziste ad Asti. Deportato in un campo di lavoro, descritto come un “carro bestiame”, subì condizioni di vita estremamente dure.
Destinato inizialmente a un campo di prigionia, fu successivamente trasferito in una fattoria dove visse anni di sofferenza e fatica, segnati dalla solitudine e dalla privazione. Tuttavia, durante questo periodo buio, un gesto di umanità gli ridiede speranza.
L’incontro con la famiglia Bert: un atto di solidarietà
Durante la sua prigionia, Giuseppe incontrò la famiglia tedesca Bert, che, nonostante le difficoltà economiche, decise di aiutarlo rischiando la propria sicurezza. La famiglia, composta da una coppia e dall’anziana madre, offrì a Giuseppe cibo e rifugio.
In particolare, Hilde Bert, rimasta vedova, si prese cura di Giuseppe condividendo con lui il poco che aveva. Questo atto di generosità gli permise di sopravvivere, come racconta la figlia di Giuseppe, Adriana: «Quando videro mio padre, malnutrito e provato dalla fatica, non poterono fare a meno di tendere una mano».
Il ritorno a casa: una bicicletta e un viaggio di speranza
Alla fine della guerra, grazie alla famiglia Bert, Giuseppe ricevette una bicicletta per tornare in Italia. Nonostante la sua estrema debolezza – era ridotto a soli 24 kg – riuscì a raggiungere il Brennero, dove trovò rifugio in un campo di accoglienza prima di tornare a casa. Al suo ritorno, la sorella stentò a riconoscerlo a causa delle condizioni in cui si trovava.
La cerimonia di conferimento della Medaglia d’Onore
Il 27 gennaio 2025, nella Sala Conferenze di Palazzo Reale, si è tenuta la cerimonia di consegna delle Medaglie d’Onore, conferite dal Presidente della Repubblica. Alla presenza del Prefetto di Milano Claudio Sgaraglia e della Sindaca di Pioltello Ivonne Cosciotti, la figlia di Giuseppe, Adriana Adobati, ha ritirato il riconoscimento in memoria del padre, scomparso nel 2018.
Preservare la memoria per non dimenticare
La cerimonia rappresenta un momento di profonda riflessione e ricordo, non solo per Giuseppe Adobati ma anche per tutti coloro che hanno subito la deportazione. Dopo i riconoscimenti ai deportati pioltellesi Novelli e Bosio nel 2024, il conferimento della medaglia ad Adobati sottolinea l’importanza di mantenere viva la memoria e di onorare la dignità e il coraggio di chi ha affrontato l’indicibile.
La storia di Giuseppe Adobati, tra dolore e resilienza, è un monito per le generazioni future: ricordare è un dovere, affinché simili tragedie non si ripetano mai più.
