A Milano, alla cerimonia in piazzale Loreto dove sono stati ricordati i 15 partigiani fucilati all’alba del 10 agosto 1944, ha partecipato anche una rappresentanza del Comune di Pieve Emanuele formata da Giovanni Rappocciolo, assessore alle Politiche giovanili, lavoro, sport e arredo urbano e Paolo Festa, Consigliere di città Metropolitana e presidente del Consiglio comunale, e dalla Polizia locale con il gonfalone.

Le parole dell’amministrazione comunale
Per non dimenticare le atrocità subite durante il regime fascista 10 agosto del 1944 data in cui vennero uccisi 15 partigiani a Piazzale Loreto, oggi a 80 anni da quella pagina nera della storia Italiana, si sono commemorati e ricordati coloro che persero la vita per la libertà, la pace e la Repubblica una e indivisibile.
In occasione dell’80° anniversario, l’area che ospita il monumento è stata ufficialmente intitolata “largo 15 martiri di piazzale Loreto”.
ANPI
Presente l’assessore Rappocciolo in rappresentanza dell’amministrazione comunale di Pieve Emanuele, nonché il nostro Consigliere di città Metropolitana Paolo Festa, e nostro presidente del consiglio, del cui intervento riportiamo il testo:
“Buongiorno a tutte e a tutti,
Porto i saluti del Sindaco Giuseppe Sala e del Vicesindaco Francesco Vassallo alle autorità civili, militari ecclesiastiche, comitati, associazioni e a tutti i presenti.
Qui, il 10 agosto di ottanta anni fa, quindici partigiani e antifascisti furono uccisi dai militi della legione Ettore Muti della Repubblica Sociale Italiana, agli ordini delle forze di occupazione naziste. Dopo la fucilazione, i loro cadaveri furono lasciati sotto il sole, come monito alla popolazione di Milano e vennero rimossi solo grazie all’intervento del cardinale Schuster.
Questi fatti ci ricordano che purtroppo il cammino dell’umanità è costellato di stragi, uccisioni, genocidi, ma al tempo stesso, come dimostra la giornata di oggi, con l’intitolazione del “Largo 15 Martiri di Piazzale Loreto” noi non vogliamo rassegnarci all’orrore e al sonno della ragione.
Quel giorno gli ideali di giustizia e libertà che il regime fascista pensava di uccidere, risorsero, e Piazzale Loreto divenne uno dei luoghi della memoria collettiva nazionale, oltre che uno dei simboli del riscatto morale e politico di un paese in ginocchio a causa della guerra e della dittatura.
Essere qui oggi, significa rendere omaggio al sacrificio di 15 uomini che, come tanti altri giovani di quella generazione, hanno lottato per restituire all’Italia la libertà e la dignità calpestata. Ma non solo, i valori di giustizia, uguaglianza, pace e solidarietà alla base della nostra costituzione repubblicana non costituiscono un dato acquisito per sempre, ma sono beni preziosi che devono essere custoditi, protetti e coltivati giorno per giorno così da poter essere degnamente tramandati da una generazione a quella successiva, perché sappiamo che, come diceva Primo Levi:
“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare”.
Essere antifascisti oggi significa non restare indifferenti a quanto è accaduto e accade attorno a noi.
Fatemi dire che sorprende e mi indigna sentir dire, ancora oggi, da qualche persona anche con responsabilità istituzionali, che si sente aggredito dalle parole di chi è antifascista o chi afferma che il fascismo ebbe alcuni meriti, ma fece solo due errori: le leggi razziali e l’entrata in guerra.
Questa lo voglio dire con chiarezza, si tratta di affermazioni inaccettabili.
Perché razzismo e guerra non furono semplici “errori”, ma diretta e inevitabile conseguenza dell’ideologia e della prassi fascista. Le persone aggredite siamo noi, da chi non condanna la sopraffazione, l’autoritarismo, l’esaltazione della violenza, la retorica guerrafondaia e il razzismo che furono tutti elementi costitutivi del fascismo, a cui, ognuno di noi deve avere il coraggio di condannare sempre.
Oggi chi ha responsabilità di governo, locale e nazionale, voglio ribadirlo, deve mantenere viva la memoria e spiegare, soprattutto alle giovani generazioni, che i valori nati dalla Resistenza e il sacrificio di queste persone sono le basi della nostra Democrazia e il fondamento principale dov’è nata la Repubblica e la nostra Costituzione che ci ha permesso di essere persone Libere.
Quindi diciamo grazie a Gian Antonio Bravin, Giulio Casiraghi, Renzo del Riccio, Andrea Esposito, Domenico Fiorani, Umberto Fogagnolo, Tullio Galimberti, Vittorio Gasparini, Emidio Mastrodomenico, Angelo Poletti, Salvatore Principato, Andrea Ragni, Eraldo Soncini, Libero Temolo e Vitale Vertemati.
Grazie per averci dimostrato che anche le persone comuni talvolta possono superare l’indifferenza e prendere in mano le redini del destino, imprimendole accelerazioni improvvise e cambiando la direzione della nostra storia.



