“Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola” (Paolo Borsellino).
Sono le parole di Paolo Borsellino che l’Amministrazione Comunale ha scelto di imprimere sul murales, dedicato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, realizzato in occasione della prima edizione di “Legalmente” nel 2017.
Oggi, 19 luglio 2024, nel trentaduesimo anniversario della strage di via D’Amelio, la Città di Pioltello ricorda e commemora Paolo Borsellino e la sua scorta, vittime innocenti di mafia.
E, insieme a loro, ricorda anche tutti quei Servitori dello Stato che ogni giorno spendono, dedicano e sacrificano la propria vita alla lotta contro la mafia, impegnati a contrastare il crimine organizzato per l’affermazione dei valori di legalità e giustizia su cui si fonda il nostro Stato democratico.
19 luglio 1992
Il giudice Paolo Borsellino con la sua scorta composta da Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina, raggiunge l’abitazione della madre, in via Mariano D’Amelio.
Ad attenderli, nei pressi dell’abitazione, un’auto rubata con 50 chili di tritolo.
Alle 16.58 lo scoppio – un fortissimo boato riecheggia anche nelle vie parallele a via D’Amelio – uccide il giudice e la sua scorta.
A soli 57 giorni dalla strage di Capaci, in cui aveva perso la vita il collega e amico di Borsellino, Giovanni Falcone, le coscienze italiane venivano nuovamente scosse dalla violenza della mafia.
Riportiamo le parole del nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “in un giorno di memoria e di impegno per la Repubblica”.
La tremenda strage di via D’Amelio, 57 giorni dopo l’attentato di Capaci, ha costituito l’apice della strategia terroristica condotta dalla mafia. Con atti spietati di guerra, si voleva piegare lo Stato e sottomettere la società. Le Istituzioni e i cittadini lo hanno impedito. Gli assassini a capo dell’organizzazione criminale sono stati assicurati alla giustizia, il sacrificio di chi ha difeso la legalità e la libertà è divenuto simbolo di probità e di riscatto. Ora il testimone è nelle mani di ciascuno di noi. Il primo pensiero è rivolto ai familiari dei caduti, al loro infinito dolore, alla dignità con cui, a fronte della disumana violenza mafiosa, hanno saputo trasmettere il senso del bene comune e hanno sostenuto la ricerca di una piena verità sulle circostanze e i mandanti dell’attentato. Questa ricerca è stata ostacolata da depistaggi. Il cammino della giustizia ha subito tempi lunghi e questo rappresenta una ferita per la comunità. Il bisogno di verità è insopprimibile in una democrazia e dare ad esso una risposta positiva resta un dovere irrinunciabile. Paolo Borsellino, e con lui Giovanni Falcone, hanno inferto con il loro lavoro colpi decisivi alla mafia. Ne hanno disvelato trame e dimostrato debolezze, lasciando un’eredità preziosa, non soltanto per indagini e processi. Hanno insegnato che la mafia si batte anche nella scuola, nella cultura, nella coerenza dei comportamenti, nel rigore delle Istituzioni, nella vita sociale. Questi insegnamenti continuano a segnare il dovere della Repubblica.
Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica
