Sono lo 0,17% della popolazione cittadina le persone senza dimora contate nell’ambito di racCONTAMI2024, la quinta rilevazione sui senza dimora promossa dal Comune di Milano e realizzata lo scorso febbraio in collaborazione con la Fondazione “Ing. Rodolfo Debenedetti”. Si tratta, in termini assoluti, di 2.343 persone trovate in strada o nelle strutture di accoglienza, grazie anche ai circa 850 volontari e volontarie che hanno aderito all’iniziativa e coperto le 150 aree in cui è stata divisa la città.
Con l’obiettivo di fornire una fotografia attuale del fenomeno per contribuire alla costruzione di risposte sempre più adeguate ai bisogni complessi che si manifestano, i volontari e le volontarie hanno portato avanti una rilevazione sia quantitativa che qualitativa che ha restituito un’immagine molto dettagliata.
Rilevazioni ‘point-in-time’ come quella realizzata tramite racCONTAMI offrono un quadro d’insieme dell’assenza di dimora a Milano, ma sono anche cruciali per chi progetta e fornisce servizi dedicati, nonché per i cittadini interessati a comprendere le dinamiche sociali della loro città. Con racCONTAMI, cerchiamo di raggiungere non solo persone già in contatto con i servizi, ma anche chi vive in strada, ed è talvolta invisibile ai servizi tradizionali. Le numerose interviste realizzate in strada e nei centri di accoglienza ci consentono di approfondire problematiche particolari e di valutare in modo critico come i servizi erogati stiano rispondendo alle esigenze reali delle persone senza dimora.
Gruppo di ricerca della Fondazione Debenedetti
I senza dimora rintracciati in città a febbraio 2024 sono per l’83% uomini e per oltre il 76% persone di origine non italiana. Gli stranieri sono nettamente più rappresentati nelle fasce di età più giovani: il 60% di loro ha, infatti, meno di 45 anni. Il 64% degli intervistati ha dichiarato di trovarsi senza una casa a causa della perdita o dell’assenza di lavoro (anche se il 22% dichiara di avere un lavoro retribuito), il 37% ha subito uno sfratto e il 21% dichiara problemi di salute gravi o molto gravi, che tendono a peggiorare con il perdurare dell’assenza di dimora. Ad aggravare la situazione, la significativa assenza di una rete familiare o amicale di supporto e una generale condizione di solitudine: circa il 35% degli intervistati dichiara di non avere amici o persone di cui si fida.
Sono oltre 1.550 le persone ospitate in soluzioni di accoglienza e, nei giorni della rilevazione invernale, si evidenziava un 20% di posti liberi. La città ha progressivamente virato su strutture più piccole e diffuse sul territorio, per garantire percorsi di integrazione di qualità: nel 2024 solo il 35% delle persone è ospitata in centri con più di cento posti, nel 2013 questa percentuale era del 72%.
Si tratta di un dato che restituisce l’importanza dell’impegno di questi anni: una strategia che mira alla qualità dell’accoglienza per costruire percorsi di inclusione di successo che puntano sulla presa in carico complessiva della persona. Un obiettivo troppo spesso, purtroppo, fortemente ostacolato da leggi sull’immigrazione obsolete, che creano illegalità e mettono in pericolo le persone: tra gli stranieri incontrati in strada dai volontari, infatti, il 65% non ha un permesso di soggiorno. Una condizione che rappresenta un grande impedimento all’aggancio da parte dei servizi perché molte persone preferiscono, per timore, non accettare l’ospitalità nei centri, a costo di mettere in pericolo la loro vita rimanendo al freddo.
Lamberto Bertolé, assessore al Welfare e Salute
Per quanto riguarda le persone rintracciate in strada, il 31% si concentrava nel territorio del Municipio 1. Oltre al centro storico, le presenze più significative sono state rilevate nel Municipio 2 (17%). È stata rilevata una discreta conoscenza dei servizi dedicati: nel complesso, infatti, il 63% dice di incontrare le unità mobili almeno una volta alla settimana. I bisogni espressi nel corso delle interviste qualitative fanno emergere la necessità di custodire oggetti personali (65%), di avere accesso ai servizi di tipo sanitario (57%), a una connessione internet (51%) e a vestiti puliti (46%) o alla possibilità di lavarli (53%).
Questi dati ci devono responsabilizzare a lavorare ancora di più per rafforzare la rete costruita nel corso di questi anni a sostegno delle persone senza dimora. I dati confermano che quello della grave emarginazione è un problema che riguarda tutti i centri urbani e sempre più spesso uomini e donne migranti a cui il sistema governativo dell’accoglienza non riesce a dare una risposta. È un fenomeno che va ormai oltre l’emergenza e che ha quindi bisogno di politiche strutturali che, grazie a racCONTAMI, potranno sempre più essere calibrate per dare risposte adeguate ai bisogni espressi e rilevati.
Lamberto Bertolé, assessore al Welfare e Salute
