Una pietra, un nome, una storia. La cerimonia per la posa della prima pietra d’inciampo a Bresso è stata emozionante e partecipata.
L’augurio dell’Amministrazione comunale è quello che chiunque “inciamperà” in quella pietra negli anni futuri possa scolpire nel proprio cuore la storia di Alfredo Borghi, perché non c’è futuro senza memoria.
Grazie a tutti i presenti, alle Associazioni di Bresso, in particolare all’ANPI che ha partecipato a questa celebrazione. Grazie ad Alessandro Milan, giornalista e scrittore del libro ‘I giorni della LIbertà’ e un ringraziamento anche al Presidente del Comitato Pietre d’inciampo di Milano Alessandra Minerbi. Rivolgo un particolare ringraziamento al figlio Enrico e a tutta la famiglia Borghi per aver condiviso i ricordi di quel tempo e averci donato la storia del padre Alfredo.
Ringrazio tutte le persone che in vario modo si sono impegnate perché questo momento fosse possibile, tra queste un grazie grande, speciale e straordinario ad Elena Porcellana che, come spesso capita, ha preso a cuore ogni aspetto di questa celebrazione, nei mesi passati, rendendo tutto semplice e possibile. Un grazie a Lucia che ha saputo sintetizzare in un documentario i fatti e la storia, dandoci la possibilità di entrare nella storia e negli eventi.
Ricordiamo oggi il Giorno della Memoria, voluto per mantenere vivo il ricordo dell’Olocausto, è il giorno della liberazione del Campo di concentramento di Auschwitz. Il luogo dove la follia dei regimi nazifascisti è apparso in tutta la sua immensa brutalità, dove la persecuzione contro gli Ebrei e tutte le minoranze e gli avversari politici ha raggiunto l’apice della sua crudeltà.
Qui, oggi, abbiamo deciso di posare una pietra d’inciampo affinché chiunque passerà su questo marciapiede possa ricordare Alfredo Borghi, un nostro concittadino deportato dalla sua abitazione che si trovava all’interno della corte che vediamo.
Alfredo Borghi nei racconti del figlio appare come una bella persona, un uomo amico di tutti, un ottimo lavoratore, un patriota che difende la propria nazione, un marito amorevole e un padre presente e affettuoso. Ascoltando le parole del figlio Enrico mi ha veramente colpito la “normalità” di suo padre, non aveva particolari idee politiche, non rientrava in nessuna di quelle categorie di persone che il regime nazifascista stava perseguendo con la follia che lo contraddistingueva. Alfredo pare a tutti una persona veramente normale, o forse apparentemente normale.
Alfredo si trova all’improvviso davanti ad uno di quegli incroci della storia che improvvisamente ti appaiono, non denuncia i suoi compagni di lavoro che avevano avviato gli scioperi, non fa’ i nomi, così il suo nome diventa uno di quelli da perseguire.
Viene prelevato da casa, davanti alla sua famiglia e inizia il suo calvario nei diversi campi di prigionia e di concentramento, 13 mesi di stenti e privazioni fino al 14 aprile 1945, il giorno in cui si è spento a Gusen.
Alfredo Borghi, uomo apparentemente normale, ci fa riflettere sulla nostra capacità di essere buoni cittadini, di costruire una società di buoni valori, di essere amico di tutti, di rispettare le altre persone, a non indietreggiare o arrendersi di fronte alla prepotenza e ai soprusi.
Anche Alfredo Borghi ha dato la sua Vita per la libertà e la democrazia e la pace della nostra Italia.
Oggi onoriamolo e ricordiamo Alfredo Borghi ogni giorno che passeremo da via Manzoni, qui davanti alla sua abitazione.
Non vogliamo dimenticare.
Simone Cairo, Sindaco di Bresso
