Negli ultimi anni, la cronaca è spesso occupata dalla frase “aggredito da giovani”, indicando una crescente violenza dei minori. Tale fenomeno, comune contro coetanei e adulti, rappresenta una problematica sociale impattante sulla quotidianità.
Di fronte a questa problematica, è comune incolpare la nuova generazione, commentando sul come la loro musica e i videogiochi li influenzino negativamente, oppure attribuendo la colpa ad altri coetanei, gli “amichetti” che condizionano il comportamento di innocenti ragazzini.
Sotto la superficie: esplorando le origini del problema
Tuttavia, un albero non cresce a causa di altri alberi, ma dalle radici profondamente radicate nel terreno, difficili da staccare. Analogamente, i comportamenti giovanili sono innescati non solo dall’ambiente esterno, ma dalle radici stesse: la famiglia, gli insegnanti, in definita qualsiasi figura che contribuisca a creare dei principi e ideali nella mente dei giovani, che di natura osservano, interiorizzano e imitano comportamenti.
Proprio come un bambino impressionabile può assorbire un gesto reattivo di un genitore può anche interiorizzare sensi di invalidazione e abbandono, stati che causano rabbia, frustrazione e delusione. Non avendo imparato a gestire questi sentimenti, vengono espressi in qualsiasi modo opportuno, in momenti in cui sentono la necessità di soddisfare certi bisogni: il bisogno di essere visti, di rango e rispetto o di appartenenza.
Affrontando il cambiamento e le fasi iniziali
Cambiare la traiettoria di questi giovani è difficile, ma non impossibile. Molte volte, la vera difficoltà risiede nel fatto che, nonostante la determinazione di un ragazzo di migliorare sé stesso, se il contesto è tossico, vi sarà un’influenza negativa persistente. Se il genitore non impara a soddisfare i bisogni del ragazzo in modo onesto e funzionale, si perpetueranno dei comportamenti maladattivi. In modo simile, se l’individuo vive in un ambiente in cui certi comportamenti aggressivi sono legittimati, il primo passo non dovrebbe essere forzare un cambiamento, ma piuttosto lavorare sulla comprensione delle radici e delle conseguenze di tali comportamenti, sia per loro che per le vittime.
Dott. Simone Sottocorno
Direttore Clinico di InTerapia s.r.l.
