In mostra da qualche giorno, all’ingresso del secondo piano, sette affreschi che raffigurano immagini di putti che abbellivano il salone centrale di Villa Opizzoni, edificio ubicato nel centro storico cittadino, oggi non utilizzato, e oggetto di una importante opera di recupero con un investimento che supera i 6,5 milioni di euro messi a disposizione anche dai fondi PNRR.
Il progetto, realizzato da una squadra di professionisti in affiancamento ai tecnici degli uffici comunali, prevede la completa riqualificazione dell’edificio con il recupero e la rivisitazione degli spazi interni ed esterni che trasformeranno Villa Opizzoni nel luogo simbolo del mondo culturale cittadino: qui troveranno sede le associazioni, l’Università delle Tre Età Unitre, la Pro Loco, il Civico Istituto Musicale “G.Puccini” oltre a ospitare più sale per eventi e iniziative e un polo museale a vocazione archeologica che raccoglierà i reperti trovati sul territorio.
Grande attenzione è stata data anche agli spazi esterni: il cortile della villa diventerà un’area verde per concerti all’aperto con il ripristino della pavimentazione in porfido. Il grande giardino sul retro, invece, sarà ripensato e abbellito con essenze arboree di pregio in funzione delle attività all’aperto: cerimonie, eventi e anche matrimoni in una cornice davvero suggestiva.
L’arrivo di questi dipinti da Villa Opizzoni in Comune rappresenta il segnale ufficiale dell’avvio dei lavori. In questo momento siamo nell’ultima fase di progettazione definitiva in concerto con la Sovraintendenza si stanno eseguendo le ultime verifiche dal punto di vista strutturale rispetto agli interventi degli anni ‘80 e contemporaneamente anche la ricerca di ulteriori tracce di preesistenze, poi in autunno si entrerà nella fase vera e propria dei lavori. Paradossalmente forse questo è anche il momento più delicato proprio perché riguarda la parte strutturale e storica. L’intervento che stiamo per fare a Villa Opizzoni non è neanche da considerare un “lavoro pubblico” perché stiamo mettendo mano a una villa storica della nostra città. Una villa che parla di una storia notevole che vede la presenza addirittura di famiglie nobili spagnole prima ancora degli Opizzoni un lavoro corposo che ha una bellissima vista perché dopo tanti anni restituisce alla Comunità un pezzo della storia e della cultura della nostra città. Villa Opizzoni diventa Casa della Cultura, delle Associazioni, delle Arti e della Musica e per me è davvero una grossa emozione riuscire a riportare e restituire a quella che era una villa di campagna di una famiglia nobile quella giusta nobiltà che le appartiene di diritto. Dal punto di vista degli investimenti è in assoluto il più importante, insieme alla scuola di Seggiano, perché parliamo di oltre 6milioni e mezzo di euro. Un dato importante che certifica che la città di Pioltello investe in cultura, associazioni, musica, arte e scuola. Nel prossimo consiglio comunale a fine luglio porterò un atto importante su Villa Opizzoni, un atto urbanistico, di “modifica della destinazione d’uso” da struttura socio sanitaria a struttura culturale. Un passaggio significativo che rappresenta davvero l’avvio dei lavori, il segnale che è partita l’opera. Se pensiamo tra l’altro a tutte le polemiche sul PNRR, e questa è un’opera finanziata dal PNRR, noi viaggiamo in largo anticipo rispetto alla media degli altri interventi. Mi auguro davvero che questa grande ristrutturazione faccia emergere quell’orgoglio cittadino che dobbiamo avere per una storia, un passato, che ci appartiene e che è importantissimo valorizzare. Non è vero che Pioltello non ha una storia il lavoro che dobbiamo fare è conoscerla, scoprirla.
Saimon Gaiotto, vicesindaco con delega all’Urbanistica, Lavori Pubblici e Patrimonio.
Finalmente Villa Opizzoni, in pieno centro storico, rivivrà e ritroverà quella bellezza, quell’antico splendore che le appartiene. Sarà la casa delle tante associazioni che rendono viva e ricca la nostra Città nelle sue stanze risuoneranno le melodie degli strumenti musicali in uso alla nostra prestigiosa scuola civica di musica, nelle aule si terranno interessanti lezioni e conferenze dell’Università delle Tre Età. Ospiterà mostre, concerti e altri eventi e sarà davvero un centro propulsore di cultura ma anche di aggregazione per tutti. Mi emoziona e sono orgogliosa al pensiero di chiudere il mio secondo mandato da sindaca con questo regalo importante alla mia Città. Posso davvero dire di chiudere in “bellezza”.
Ivonne Cosciotti, sindaca che tra le sue deleghe ha tenuto anche quella alla Cultura.
La storia di Villa Opizzoni
L’edificio, che risale alla seconda metà del ‘600, fu inizialmente di proprietà della famiglia dei Paceco-Roxas che durante la dominazione spagnola di Milano l’aveva adibita a casa di campagna. Divenne poi a metà del ‘700 proprietà di un’altra famiglia nobile, gli Opizzoni: Francesco Opizzoni, sposando Donna Maria Paceco figlia del Conte Don Pietro, aggiunse al suo cognome anche quello della moglie, diventando così Conti Opizzoni-Paceco. Dopo questa unione, e dalle successive discendenze, la residenza prenderà il nome di “Palazzo Opizzoni”.
Alla fine dell’Ottocento il palazzo fu oggetto di una ristrutturazione: furono conservate le fattezze originali dei fronti, compreso un balconcino con balaustra in ferro battuto e lo stemma, mentre l’interno del Palazzo subì una radicale trasformazione. I piani, dai due dell’impianto originale, divennero tre e lo scalone fu manomesso. Esternamente, il centro del cortile fu occupato da una moderna fontana e della porta d’ingresso e dei due sedili in lastra di granito si sono perse le tracce (si ritiene che la loro rimozione risalga appunto agli inizi del ‘900).
Al Conte Don Pedro Paceco Roxas succedette tutta la dinastia dei Paceco-Roxas e degli Opizzoni che abitarono il Palazzo. L’ultima discendente fu la nobile Teresa Giorgi che rimase vedova nel 1835 con i figli Alessandro e Giovanbattista ancora in minor età e che morirono dopo pochi anni. Con la loro morte si estinse anche la famiglia Oppizzoni.
La contessa Teresa Giorgi, rimasta senza eredi, donò tutti i beni che furono dei Paceco, degli Opizzoni e suoi personali, alla Congregazione di Carità di Milano che alla fine dell’800 diede in affitto Palazzo Opizzoni, declassandolo al rango di magazzino, e annessi rustici ai Bozzotti, quasi certamente commercianti con un’attività di tipo industriale che necessitava di un ampliamento.
Nel 1874, precisamente il 2 ottobre, i signori Cavalier Cesare e Giovanni Battista Bozzotti acquistano dalla Congregazione di Carità di Milano tutti i fabbricati di Pioltello che furono di proprietà dei Conti Oppizzoni-Paceco e quindi anche il palazzo Oppizzoni-Paceco.
La filanda cessò la sua funzione di industria della seta nei primi anni del ‘900.
Nel 1895 poi, il Consiglio Comunale di Pioltello, considerato che i locali adibiti a uso Municipio erano insufficienti e che anche le aule scolastiche non bastavano più, decise di procurarsi dei locali per destinarli a questi usi.
Gli amministratori comunali contattarono i proprietari di Palazzo Oppizzoni, i fratelli Bozzotti, e avviarono le procedure burocratiche per giungere all’acquisto.
Furono necessarie ben tre delibere del Consiglio comunale, votate fra l’altro all’unanimità, nelle sedute del 23 maggio, 21 e 28 luglio.
Dopo l’autorizzazione della Giunta provinciale amministrativa di Milano, il 28 novembre 1895, S.M. il Re Umberto, viste le tre delibere del Consiglio comunale, visto il parere favorevole della Giunta provinciale, decretò che il comune di Pioltello era autorizzato ad acquistare Palazzo Oppizzoni.
Dopo l’acquisto – era il 29 gennaio 1896 – ci vollero diversi anni per adattare il palazzo alle nuove esigenze: nel 1900 furono completati i lavori per accogliere il Municipio e le scuole che vi si insediarono fino alla fine degli anni Trenta finché non fu costruita una nuova scuola in via Milano.
Il Municipio, invece, rimase nel Palazzo Oppizzoni fino agli anni ‘80 quando fu ultimata la costruzione dell’attuale sede.
In seguito fu affittato dalla ASL che adibì il palazzo a uffici e ambulatori.
