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Area B, il Consiglio regionale dice no

19 Ottobre 2022
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Sospendere i divieti di circolazione nell’area B del Comune di Milano delle auto diesel Euro 5 e benzina Euro 2. Lo chiede la mozione proposta dalla Lega e approvata a maggioranza (39 voti favorevoli e 9 contrari) dal Consiglio regionale nella seduta di oggi.

Il testo, inoltre, invita il Governo ad attivarsi presso l’Unione europea per ottenere una deroga alle limitazioni di utilizzo dei veicoli nel periodo strettamente necessario a superare la crisi economica causata dal caro energia, senza incorrere nell’apertura della procedura di sanzionamento da parte di Bruxelles.

La decisione unilaterale del Sindaco di Milano sull’area B rappresenta un colpo durissimo per il tessuto economico lombardo, in particolare per le imprese, artigiani, liberi professionisti. Chiedere questo sacrificio in un periodo caratterizzato da un forte aumento dei costi, è un atto totalmente privo di buon senso.

Roberto Anelli (Lega), primo firmatario della mozione.

Secondo il “Piano Aria Clima” del Comune di Milano, dallo scorso 1° ottobre dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 19.30 all’interno dell’area B, la maxi-Ztl di Milano, possono circolare solo le auto ibride o elettriche, i veicoli diesel Euro 6 e i benzina da Euro 3. Secondo l’Aci, sono quasi 1,3 milioni i veicoli in Lombardia che non possono entrare in area B. Nel dettaglio, si tratta di: 235mila auto a benzina Euro 2, 449 mila diesel Euro 4 e 592 mila diesel Euro 5. Solo a Milano le auto messe al bando sono 107 mila, mentre per l’area della Città Metropolitana parliamo di 314 mila mezzi.

Nel documento del Carroccio, si contestualizza la richiesta nel quadro del difficile periodo che sta vivendo il Paese a causa del “drastico aumento dei costi dell’energia associato all’incremento dell’inflazione, che sta colpendo violentemente i bilanci di imprese e famiglie con ripercussioni evidenti sia sulla possibilità di spesa che di investimento”. Un contesto reso ancora più complesso dalla fase post pandemica e dalle conseguenze della guerra in Ucraina.

Il testo spiega come i divieti stabiliti da Palazzo Marino “di fatto obbligheranno migliaia di persone, piccoli artigiani, commercianti, imprese e liberi professionisti già provati dalla difficile situazione economica e dal caro energia, ad effettuare nuovi investimenti al fine di poter conservare la propria attività. Tali investimenti – sostiene la mozione della Lega – possono comportare degli aggravi economici insostenibili e rappresentare pertanto un passo decisivo verso la chiusura delle attività indebolendo ulteriormente il tessuto economico Lombardo”.

Numerosi i Consiglieri regionali che sono intervenuti nel corso del dibattito.

Imprese e famiglie stanno subendo rincari energetici di oltre il 200%. In un momento di emergenza bisogna avere il buon senso di rivedere le decisioni prese in anni in cui la situazione era completamente diversa. È cambiato lo scenario rispetto alle politiche energetiche e rispetto all’inquinamento atmosferico con la riapertura delle centrali a carbone. Il mondo si sta adeguando a questo cambiamento, mentre il Comune di Milano va nella direzione opposta.

Andrea Monti (Lega).

La qualità dell’aria non migliora a fronte di provvedimenti di limitazione della circolazione che sono ideologici, senza alcuna base scientifica e che colpiscono i più deboli, le persone più povere che non si possono permettere di cambiare auto.

Gianluca Comazzi (Forza Italia).

In un periodo storico di grave crisi energetica e sociale la politica dovrebbe avere la capacità di valutare se le misure prese in passato sono ancora adeguate. Siamo convinti che l’area B andrebbe sospesa, ma non abbiamo votato la mozione perché rientra nella solita contrapposizione ideologica destra – sinistra. Faremo, invece, un’azione politica forte in Comune affinché il Sindaco revochi il provvedimento perché i cittadini e le imprese non sono in grado di sostenere i costi dei divieti imposti.

Nicola Di Marco (Movimento 5 Stelle).

Una decisione demagogica”. Secondo il Sottosegretario Delegazione di Bruxelles e sistema dei controlli, “la sostenibilità è un tema generazionale che va affrontato con il coinvolgimento di tutti. Il Sindaco di Milano, invece, ha preso una decisione unilaterale senza alcun confronto né con Regione Lombardia né con i suoi colleghi dell’area metropolitana. Sospendere l’area B significa ripensare a percorso verso la transizione ecologica con il contributo di tutti.

Marco Alparone (Fratelli d’Italia).

L’Italia è al quinto posto in Europa per morti da smog e polveri sottili. Il Comune di Milano, con area B, ha deciso di intervenire in modo strutturale e i risultati si vedono: oggi il superamento dei limiti delle concentrazioni di polveri sottili è in diminuzione di anno in anno e il numero dei giorni ‘fuori legge’ è sempre meno.

Pietro Bussolati (PD).

Una decisione arrogante e scellerata. La Giunta milanese è lontana dai problemi veri dei cittadini e dei lavoratori. La sostenibilità è il nostro orizzonte futuro, ma in un momento di forte crisi economica ampliare l’area B è folle perché è una scelta punitiva: punisce i cittadini invece di andargli incontro e aiutarli.

Alessandro Corbetta (Lega).

L’Aula ha respinto gli emendamenti presentati da Luigi Piccirillo (Gruppo Misto) che chiedeva di inserire nel testo della mozione sgravi fiscali e bonus per acquisto di auto a basso impatto ambientale, e da Nicola Di Marco (Movimento 5 Stelle) che proponeva modifiche al blackbox MoVe-In (il dispositivo di monitoraggio dei veicoli inquinanti di Regione Lombardia), una campagna informativa rispetto ai blocchi dei veicoli Euro 5, la promozione e il finanziamento di forme di trasporto sostenibile, investimenti nelle Agenzie di trasporto pubblico locale e incentivazione di car sharing e car pooling.

L’Assessore all’Ambiente e al Clima Raffaele Cattaneo ha espresso parere favorevole alla mozione, definendo quello del Comune di Milano un “provvedimento animato da furore ideologico e dalla necessità di fare cassa. Le limitazioni all’accesso in area B sono una decisione autonoma del Sindaco di Milano, al di fuori degli accordi delle Regioni del Bacino Padano. Un provvedimento inopportuno in un periodo di grave crisi e di limitata efficacia in termini di riduzione dell’inquinamento atmosferico. Nasce da un’idea sbagliata: quella di una città chiusa in se stessa come nel Medioevo che scarica gli effetti delle sue decisioni su chi entra a Milano per lavoro, studio o per curarsi e di chi vive intorno alla città”.

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