Lo scrittore Fabio Geda, torinese del 1972, è laureato in scienza della comunicazione ed educatore dei servizi sociali. Un’esperienza che gli varrà come viatico per conoscere storie e vicende del popolo degli ultimi, dei diseredati e dei profughi, come quelle vissute dal giovanissimo afghano Enaiatollah Akbari che è costretto per sopravvivere a scappare dal suo paese natale. Geda raccoglie le sue sofferenze e le sue inenarrabili traversie in un racconto pubblicato nel 2010 con il titolo “Nel mare ci sono i coccodrilli”, una storia vera di transumanza umana di lui, di appena dieci anni, che descrive la traversata di terre, mari, deserti. Racconta le vicende di un bambino afghano fuggito a soli 10 anni dall’Afghanistan e approdato, dopo un lungo e travagliato viaggio, fino a Torino. Enaiatollah è un ragazzo di origine hazara, una delle minoranze della parte orientale dell’Afghanistan, duramente perseguitata. La mamma per salvarlo lo porta a Quetta in Pakistan e lo affida alla fortuna. Il racconto è la descrizione delle sue peripezie, stratagemmi, incontri, necessità di sfidare la sorte e proseguire di tappa in tappa fino in Occidente, l’Eldorado per molti popoli oppressi da regimi tirannici e dalla guerra, dalla carestia e dalla fame. È così che inizia la storia travagliata di Enaiat: la sua vita da solo, abbandonato alla voglia di vivere, alle scelte, e alle persone che incontra lungo il cammino altri fuggitivi come lui, talebani e poliziotti corrotti, ma anche persone per bene, che lo aiutano nei momenti più difficili, dandogli chi il numero di telefono di una persona fidata, chi un posto dove dormire, chi un lavoro. Dal Pakistan passa in Iran, riportato oltre il confine dalle guardie di frontiera e poi di nuovo in marcia dove si dice si possa trovare facilmente lavoro. Enaiat però, dopo il secondo rimpatrio, decide di affidarsi di nuovo ai trafficanti per raggiungere l’Occidente. Il viaggio prosegue verso la Turchia, a valicare una montagna, poi riesce a raggiungere Istanbul, rannicchiato per tre giorni nel doppiofondo di un camion. Da qui, un nuovo viaggio per mare su un piccolo gommone verso la Grecia e, infine, sul traghetto che lo porta finalmente in Italia. Ed è qui da noi che, a Torino, trova una famiglia italiana che lo accoglie e lo fa sentire giovane uomo/cittadino, riportandolo a scuola, dopo otto anni di viaggio, a barcamenarsi tra un lavoro da manovale e l’altro. Nel mare ci sono i coccodrilli è la metafora dei pericoli che si possono incontrare per terra e per mare, quel mare nostro, il Mediterraneo, che è diventato tomba per tanti, molti profughi. La scelta coraggiosa di Christian Di Domenico, attore e pedagogo abilitato allo sviluppo e all’insegnamento della metodologia teatrale, è significativa perché accetta la sfida di calarsi nei panni di un profugo che vive il dramma della fuga dal suo paese, dei rischi che corre lungo il tragitto e delle discriminazioni che subisce. D’altronde Christian non è nuovo a sfide come questa, come l’altro spettacolo di cui è autore regista, nonché interprete dal titolo “U Parrinu. La mia storia con Padre Pino Puglisi ucciso dalla mafia”, giunto a più di 200 repliche in tutta Italia ancora in tournée. Lo spettacolo è inserito fra le iniziative della festa del paese di San Giuliano Milanese che prevede attività religiose e culturali in tutto il territorio comunale. Venerdì prossimo 7 ottobre alle 21 presso l’Oratorio della frazione Sesto Ulteriano. Spettacolo gratuito fino ad esaurimento posti. Info: Ufficio Cultura, https://sangiulianonline.it/unita-organizzative/servizi-al-cittadino/cultura/cultura/.
